Le parole che avete appena letto sono tratte dal mio romanzo “Il sangue non fa rumore”, che racconta quel che può accadere dietro le mura domestiche, protetti dall’indifferenza di chi si reputa estraneo.
Io non ho vissuto tutto ciò che ha passato Nia, la protagonista di questa storia, rimasta orfana da bambina e affidata a uno zio fino a quel momento sconosciuto. Ma le sue riflessioni sono anche mie, e molte delle sensazioni che racconta le ho vissute in prima persona.
Anche io mi sono sentita imprigionata in un legame malato, governato da dinamiche nocive che distorcevano la percezione che avevo di me e degli altri, in un rapporto squilibrato tenuto a galla dall’impossibilità di comunicare un’immensa solitudine.
Per Nia questi sentimenti sono generati dalla tossicità del vincolo di sangue che la incatena alla volontà di suo zio.
Nel mio caso, invece, si è trattato di pura dipendenza affettiva nei confronti di una persona che per un periodo piuttosto lungo è stata capace di manipolarmi fino a isolarmi completamente dal mondo esterno.
La protagonista, che tutti i giorni esce da quella casa per andare a scuola, potrebbe trovare moltissime occasioni per ribellarsi, per chiedere aiuto a un’amica, per stringerle la mano e trovare il coraggio insieme.
Invece Nia rimane in disparte, silenziosa e impaurita, circondata da adulti ostili o indifferenti.
Ricordo ancora il momento preciso in cui mi sono resa conto del pericolo che stavo vivendo. Ho ascoltato il mio istinto e ho chiesto aiuto.
E dopo tanto tempo ho respirato aria pulita. Ho sentito nostalgia di casa, che non significava soltanto “abitazione”, ma un mondo intero da cui mi ero tenuta lontana convinta di non essere capace di reagire.
Gli abusi tra persone non sono una realtà distante da noi e se volete saperne di più potete acquistare il romanzo “Il sangue non fa rumore” sul sito di Pop Edizioni, in offerta a 12 euro! Disponibile anche in versione e-book a 4,50 euro.
(Lilia Scandurra)