In Italia ci sono circa 350 mila cani senza alcun riferimento umano (dato Legambiente), ce ne sono più di 70 mila rinchiusi nei canili, e altre decine di migliaia vengono fatti nascere negli allevamenti.
Basterebbe riflettere su questi dati per comprendere che non ci potranno mai essere abbastanza famiglie adatte e sicure per adottare tutti questi cani.
Dovremmo allora catturarli e deportarli nei canili dove (secondo recenti stime LAV) resteranno rinchiusi in un box di pochi metri quadrati mediamente per 7 anni, che è circa metà della loro vita?
Questa vecchia visione non può più considerarsi orientata al benessere del cane perché è radicalmente antropocentrica, fondata sul controllo e sul dominio.
È una presa di posizione autoritaria e violenta che si scontra inevitabilmente con il buon senso, una visione simile a quella di chi vuole costruire muri ovunque, di chi pretende di impedire la libera circolazione dei popoli, di chi vuole rinchiudere, correggere, internare chiunque non rientri nei propri canoni.
Nonostante questa anacronistica mentalità non ancora superata, la pratica del cane di quartiere si espande e si diffonde creando legami interspecie tra noi e i cani liberi.
Nel nostro libro “E il cane incontrò il quartiere – Dal Sud una nuova idea di convivenza” approfondiamo questa pratica raccontando com’è nata e come caratterizzerà sempre di più il nostro rapporto con i cani, le sue ricadute positive sulle comunità che la stanno applicando e le nostre esperienze dirette con i tanti cani di quartiere che abbiamo osservato e studiato da quando abitiamo in Sicilia.
Per saperne di più, potete acquistare “E il cane incontrò il quartiere” sul sito di Pop Edizioni, in offerta a 10 euro! E se siete cinofili di razza non perdete il libro gemello “È tempo di mordere”, per scoprire cosa succede quando i cani si ribellano agli umani. Se acquistate due volumi la spedizione è gratuita. Disponibili anche in versione e-book a 4,50 euro.
(Troglodita Tribe)