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J.H. Yasmin, italiana di origini egiziane, ha scritto “La mia patria sono io” raccogliendo le storie spesso dolorose di nove donne che ha incontrato in Egitto.
Il libro racconta aspetti durissimi della società, per molti versi ancora arcaica, in cui le protagoniste sono cresciute e vivono: infibulazione, segregazione domestica, matrimoni combinati, ostacoli spesso insormontabili per ottenere un ruolo al di là di quello di madri e mogli, ripudi da parte dei mariti con l’obbligo di dover fare ritorno nella famiglia di origine e subirne la vergogna.
La storia di Marwa è emblematica: egiziana da parte di padre e francese da parte di madre, a diciassette anni viene costretta dalla famiglia a stabilirsi al Cairo per trovare marito, un luogo per lei ignoto dove, dopo le prime esotiche fascinazioni, si scontrerà con un contesto patriarcale e maschilista completamente diverso da quello in cui è nata e vissuta.
A partire da dettagli banali come bere da una bottiglietta o lasciare i capelli sciolti in luoghi pubblici, tutte pratiche ritenute moralmente inaccettabili, in uno scontro culturale tra civiltà diverse, con tutti i traumi e i soprusi che ciò comporta.
Le donne di questo libro, che per questioni di sicurezza utilizzano nomi di fantasia, hanno deciso di raccontare la propria storia pubblicamente nella speranza che le loro voci possano innescare un cambiamento, consapevoli che solo un’opinione pubblica informata e sensibilizzata può davvero modificare una società basata su tradizioni fortemente repressive.

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