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È notizia recente quella delle indagini che coinvolgono moglie e suocera del sindacalista e deputato Soumahoro, denunciate per maltrattamenti da alcuni ospiti delle loro cooperative.
È un tema scottante, che di tanto in tanto riemerge, quello dello sfruttamento dei migranti da parte di enti creati, almeno formalmente, per difenderne i diritti.
“Oiza” è un racconto che trovate nel libro “I confini del male”, scritto da P.G. Daniel e pubblicato da Pop Edizioni. Parla appunto delle condizioni disumane vissute all’interno di uno dei tanti centri di accoglienza privati, beneficiari di fondi pubblici, che spesso agiscono senza i necessari controlli da parte delle istituzioni.
Cibo scaduto, mancanza di vestiti e acqua corrente, botte ai migranti in risposta alle loro legittime lamentele, bambini costretti ad abbandonare la struttura in piena notte e senza un luogo in cui andare pur di fare posto a nuovi arrivi e nuovi soldi.
Come tutti i racconti presenti nella raccolta, “Oiza” è ispirato a situazioni reali, rese in forma romanzata.
L’intento del libro è quello di denunciare la brutalità subita quotidianamente dalle persone più deboli quando hanno a che fare con chi, anziché prestare il proprio supporto, approfitta del loro disagio.
Quello di profughi o clandestini sfruttati a fini di lucro, quando finiscono in pasto a organizzazioni improvvisate con finalità solo apparentemente umanitarie, ne è un caso lampante.

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