Maddalena è una donna anziana. Vive con il figlio Walter, un perdigiorno che quando non trova i soldi per pagare le sue dipendenze se la prende con lei, la insulta, arriva a picchiarla.
Di questo rapporto morboso parla il racconto tratto dal libro di P.G. Daniel “I confini del male”.
Un rapporto che si basa su un’asimmetria feroce: da una parte l’odio gratuito e ingiustificato di Walter, dall’altra l’amore generoso e incondizionato di una madre per il proprio figlio che, per quanto possa essere crudele verso di lei, ai suoi occhi rimarrà sempre il frutto del suo grembo:
“Quando Walter la colpisce con la faccia sconvolta dalla rabbia, quelle mani nervose che le si abbattono contro, che le si avvinghiano addosso, e poi, subito dopo, quando si affloscia sul divano o in fondo al letto a sentire tutto il dolore che il figlio le ha provocato, ad affondare una volta ancora nel più amaro scoramento, quello che le torna davanti agli occhi è il faccino paffutello di Walter che succhiava la vita dal suo seno gonfio. Walter vestito da Zorro a carnevale, col vestito che le aveva cucito lei, in fretta, di notte, perché ce l’avesse pronto per la festa a scuola la mattina dopo. Walter che scartava il pacchetto di Natale con la jeep di Big Jim dentro, Walter che le correva incontro a quattro anni, con le narici che disegnavano scie di sangue nell’aria, dopo che era caduto a terra di faccia, per farsi medicare dal suo abbraccio, dal suo amore caldo”.
Come tutti gli altri racconti presenti nel libro di P.G. Daniel, anche questo, con uno stile realistico che non cede mai a patetismi o facili moralismi, ci mostra una persona debole che anziché essere difesa da chi è nelle condizioni di poterlo fare, ne riceve anzi un accanimento giustificato unicamente dalla vigliaccheria.
Un libro che tenta di testimoniare quell’impietosa deriva che la nostra società sta vivendo.
