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Oggi è il 1° aprile, tradizionale giorno di scherzi innocui e privi di conseguenza. Un pesce di carta appeso alla schiena del compagno di classe, una notizia palesemente falsa messa in giro dai buontemponi di qualche redazione giornalistica…
Ci sono però degli “scherzi” che possono far rischiare la vita e diventano veri e propri atti di coraggio.
Prendiamo spunto dalla giocosità della giornata corrente per parlare di uno sbeffeggiamento escogitato da Riccardo, nonno di Giorgio Franzaroli, autore della doppia graphic novel “Orrido famigliare”, pubblicata da Pop Edizioni.
Ci riferiamo allo “scherzetto” (così lo definì il gerarca di turno, come potete leggere nella vignetta a corredo di questa rubrica) di issare una bandiera rossa sul tetto di casa, mentre già le squadracce fasciste imperversavano per il paese, distribuendo tortorate e olio di ricino a chi non fosse allineato al nascente regime.
“Persino Mussolini una volta era socialista” ricorda Riccardo a suo padre. “Una volta erano socialisti anche quelli là, che adesso vanno per la strada con la camicia nera e il manganello a picchiare le persone oneste.”
E forse è proprio per ricordare il loro recente passato che, come estremo sberleffo, decide di piantare una bandiera rossa sul tetto. Da quel momento inizierà la sua persecuzione e le molte peregrinazioni che lo vedranno perfino arruolato nella Legione Straniera.
Al ritorno in patria, Riccardo si accorgerà che i fascisti non si sono dimenticati di quell’affronto, e infatti sarà obbligato ad andare a lavorare nelle miniere di carbone istriane.
È questo che riesce a fare “Orrido famigliare”: ci racconta la storia d’Italia dal primo dopoguerra al secondo, rendendola vivida e reale, emozionante e avvincente grazie alla narrazione di ciò che ha vissuto sulla propria pelle la famiglia dell’autore.
Perché la vita a volte ci rende eroici nel senso più naturale del termine: per sopravvivere senza tradire i propri principi.

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