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Far ridere attraverso la scrittura – ormai sembra appurato – è più difficile che far piangere. Se, infatti, la comicità contiene in sé anche una componente tragica, non è mai vero il contrario, ed è questo a rendere gli scritti umoristici in qualche maniera superiori, se non altro più completi, rispetto a quelli più seriosi.
Quando Wittgenstein sosteneva che si potrebbe riempire un intero trattato di filosofia solo con battute di spirito, forse si riferiva al fatto che un’amenità, per quanto possa apparire spontanea e innocua, rappresenta sempre una riflessione sulla vita, spesso anche profonda.
Ridiamo di ciò che ci fa paura, come per una forma di autoconservazione psicologica, e più è forte la risata maggiore è il timore che essa cerca di nascondere o fugare, fino a giungere allo spauracchio più grande per l’uomo, la morte. Scherzare sulla morte spesso ci strappa i momenti di più grande spasso, basti ricordare le tante battute di Woody Allen in merito.
Certo, molte volte non ci è concesso parlare di un argomento piuttosto grave in maniera scanzonata, per questioni di opportunità per esempio. Bisogna anche aggiungere, però, che il senso dell’umorismo è una merce più rara di un’impostazione “severa”.
L’ironia è una capacità innata di guardare la realtà e saperla distorcere in modo da renderla, paradossalmente, più evidente all’osservatore: se non la si ha, è impossibile acquisirla strada facendo, tutt’al più non si può che affinarla esperienza dopo esperienza, scritto dopo scritto.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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