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#labottegadelleparole Questa settimana siamo lieti di esaudire la richiesta di Roberto, che nel commento al post della scorsa settimana ci chiedeva di parlare di ghostwriting e diritti d’autore.
Ghost writer è il termine inglese che va a ingentilire la denominazione di un lavoro che è sempre esistito, e che un tempo prendeva il nome di “negro”: quello a cui cioè toccava la bassa manovalanza redazionale, senza neanche la piccola soddisfazione di vedere il proprio nome apposto in fondo al testo.
Certo, lo “scrittore fantasma” ne ha fatta di strada. È divenuto una figura ormai indispensabile per tutti quegli sportivi, attori, politici, star ai quali venga commissionato un libro in genere autobiografico, senza che siano capaci di tenere una penna in mano.
Il gioco del resto è sempre più scoperto: tutti sanno che i successi di Agassi e della De Lellis non sono da ascriversi a chi ha firmato la copertina.
Ci sono addirittura agenzie letterarie che mettono al servizio di chi ne abbia necessità un professionista che scriva al posto suo.
Solitamente il ghost writer viene pagato con un’unica soluzione forfettaria dal finto autore o dall’editore stesso, senza che poi abbia più nulla a pretendere dalle vendite del “suo” libro.
Questo, se da una parte può rappresentare degli introiti sicuri comunque vada il prodotto, per altro verso si può rivelare frustrante, qualora quello che ha scritto si trasformi in un best seller.
Se non altro, la fortuna del libro precedente gli procurerà di sicuro nuove committenze.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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