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In tempi come quelli che stiamo vivendo è bene ricordare almeno alcuni degli autori che, nel corso dei secoli, si sono impegnati sul fronte pacifista.
Il primo di tutti fu senz’altro Aristofane, che nelle sue commedie prendeva una posizione molto netta contro la guerra in atto tra Ateniesi e Spartani per il dominio del Peloponneso, fino a immaginare uno sciopero coniugale da parte delle donne greche sinché i mariti non fossero giunti a una pace duratura.
C’è “Niente di nuovo sul fronte occidentale” in cui Erich Maria Remarque mostra tutta la brutalità della Grande Guerra, vissuta sul campo in prima persona.
Nella premessa a “Mattatoio n. 5”, testo scaturito dall’esperienza diretta di Kurt Vonnegut come soldato durante la Seconda guerra mondiale, l’autore racconta del suo incontro con un produttore, durante un ricevimento, a cui confessa l’intenzione di scrivere un romanzo antibellico. “Scrivere contro la guerra è come scrivere contro i ghiacciai perenni” sentenzia amaramente l’interlocutore, come a dirgli che intanto, che gli intellettuali si esprimano o meno, le guerre si faranno sempre.
Pur dandogli ragione, Vonnegut, per fortuna, non rinunciò a comporre il suo capolavoro, che, anche qualora non sia riuscito a impedire neppure un conflitto, ha sicuramente consolidato l’apparato critico dei propri lettori su tale materia.
Senza scordare il nostro Ungaretti, che con la poesia “Soldati” ne rende in modo impareggiabile le condizioni: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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