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Proseguiamo con il nostro elenco delle figure retoriche più curiose.
C’è la sinestesia per esempio. Il termine deriva dal greco antico: syn + aìsthēseis, tutti i sensi insieme.
Si riferisce infatti a uno scambio di percezioni sensoriali come nella definizione “rumore liquido”, dove un sostantivo connesso all’udito viene associato a un aggettivo legato a un’esperienza tattile.
Per iperbole si intende un’esagerazione dichiarata, attraverso la quale si può trasmettere uno stato d’animo particolare: “Ho un milione di articoli da finire di scrivere” lamenterà il giornalista sotto pressione per rendere chiara la propria frustrazione lavorativa.
La litote avviene quando si vuole affermare qualcosa, negando il suo contrario in maniera mitigata: “Oggi non mi sento troppo bene”.
La personificazione (in latino “personificatio”, in greco “prosopopea”) attribuisce ad animali o oggetti inanimati sentimenti o azioni tipicamente umani. Un po’ come quando Michelangelo, a scultura finita, si scagliò contro il proprio Mosè, tanto realistico che il suo artefice si stupiva non possedesse anche la parola.
Il climax, che in greco ha il significato di “scala”, è formato da una successione di termini che seguono una progressione emotiva come nella descrizione dantesca della “selva selvaggia et aspra e forte”. Il suo contrario è l’anticlimax: “L’odio si mutò in disprezzo per poi farsi fastidio e spegnersi infine nella più assoluta indifferenza”. Sono anche detti climax ascendente e climax discendente.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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