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Con le prossime figure retoriche ci avviamo alla conclusione dell’excursus che ha tenuto occupata la presente rubrica nelle ultime settimane.
L’iperbato è una forma espressiva piuttosto comune, benché poco ricordata.
Si ha quando un periodo grammaticale viene interrotto dall’inserimento al suo interno di un segmento di testo che ne sconvolge il senso, producendo una ricercata discontinuità semantica.
Quale esempio ricordiamo un passo da “La cavalla storna” di Giovanni Pascoli: “nelle froge avea del mar gli spruzzi ancora” laddove il naturale ordine delle parole vorrebbe: “nelle froge aveva ancora gli spruzzi del mare”.
Questa citazione ci porta alla mente l’enjambement, allorché la frase viene spezzata, specie in poesia, e prosegue al verso seguente, trasmettendo al lettore un senso di sospensione.
C’è poi il chiasmo che consiste nell’incrocio di termini corrispondenti, come nel celebre proemio de “L’Orlando furioso”: “Le donne, i cavalier,/ l’arme, gli amori”, dove le donne si accompagnano agli amori, i cavalieri alle armi. Il termine prende nome dalla lettera greca Chi, la cui forma è quella della nostra X.
Vi sono poi le enumerazioni. Possono avvenire per asindeto o polisindeto.
Nel primo caso gli elementi dell’elenco sono separati da virgole: “Spade, coltelli, pistole, tirapugni, sciabole”.
Nel secondo dalla congiunzione: “Bambini e bambine e donne e vecchi e uomini adulti”. A seconda che si scelga una figura retorica o l’altra si conferisce un diverso ritmo all’enumerazione.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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