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A tutti gli scrittori è capitato di ricevere nella loro carriera almeno un rifiuto da parte di un editore. Nella maggior parte dei casi ne avranno ricevuti molti.
Il verdetto dell’editore non è un oracolo: l’editore è un imprenditore che spera di guadagnare con il titolo su cui investe tempo e denaro. Si affida al proprio istinto estetico e commerciale, ma non è detto che tale istinto sia sempre affidabile.
Stephen King ricevette svariate lettere di rifiuto per i suoi primi lavori. La più eclatante riguarda quello che sarebbe stato il suo romanzo d’esordio: “Non ci interessano i racconti di fantascienza con utopia negativa. Non vendono”. Una spiegazione surreale considerando che “Carrie” non è affatto un romanzo di fantascienza, e che le distopie dominano le vendite editoriali da decenni.
“Harry Potter e la pietra filosofale” fu rispedito al mittente da ben 15 editori, prima che l’ultimo della lista si facesse convincere dalla figlia di 8 anni a pubblicarlo.
A proposito di quel capolavoro che è “Il grande Gatsby”, F. Scott Fitzgerald si sentì dire da un editore: “Non sarebbe poi malaccio se non ci fosse il personaggio di Gatsby”.
C.S. Lewis, autore del bestseller “Le cronache di Narnia”, raggiunse addirittura il record di 800 bocciature prima di vedere l’opera pubblicata, poi tradotta in una cinquantina di lingue e venduta in 100 milioni di copie. Ma ricordate che questi casi sono eccezioni: di norma, se uno o più editori rifiutano il vostro testo, un motivo ci sarà.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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