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Il rapporto che intercorre tra i film e la letteratura è da sempre motivo di dibattito.
Sin dagli esordi l’industria del cinema ha visto nella narrativa scritta un’enorme fonte di ispirazione, con esiti alterni.
Si sa, i mezzi comunicativi sono molto differenti: un libro ha il tempo e lo spazio di approfondire aspetti che un’arte basata innanzitutto sulle immagini è costretta a tralasciare o sintetizzare.
La trasposizione cinematografica viene guardata con sospetto dai cultori di un romanzo ancor prima di essere proiettata nelle sale. Parte quindi in netto svantaggio rispetto allo scritto originale.
Non di rado tuttavia i film tratti dai libri hanno riservato piacevoli sorprese: in pochi, per esempio, potranno negare che “Il padrino” di Francis Ford Coppola sia meglio di quello di Mario Puzo o che lo “Psycho” di Hitchcock sia meglio del romanzo da cui è tratto.
I più incontentabili sembrano essere proprio gli scrittori che, non sufficientemente appagati dall’assegno staccato dai produttori, spesso lamentano una scarsa fedeltà della pellicola rispetto al romanzo.
Un caso limite è senz’altro quello di Stephen King che, ogni volta gli si presenti l’occasione, tuttora si lamenta del film “Shining”, sostenendo che il capolavoro di Stanley Kubrick si discosti troppo dai contenuti e dallo spirito del suo romanzo.
E voi? Quale libro avete preferito rispetto all’adattamento cinematografico o viceversa? Se vi va, scrivetecelo nei commenti.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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