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Che cos’è la trama di un romanzo?
Se un romanzo parte da un punto A e arriva a un punto B, la trama è tutto ciò che sta in mezzo, giustificando appunto perché da A si sia giunti a B.
Si tratta di un meccanismo spesso ripetitivo, per quanto necessario.
A ben guardare, la storia dell’“Odissea” e quella de “Il Conte di Montecristo” si dipanano in maniera molto simile: un uomo fa ritorno nel luogo d’origine dopo lunghe traversie e si trova a doversi riappropriare di quello che era suo e sconfiggere i contendenti con l’inganno.
È poi la narrazione scelta, i personaggi, i luoghi, i tempi a fare di questi libri due opere molto diverse tra loro.
La trama è ciò che fa stare in piedi l’intera costruzione narrativa: si può dire che sia la sua armatura. È per il racconto ciò che il filo è per la collana.
Potete scegliere un filo esile o meno, a vostra discrezione, l’importante è che riesca a reggere le perline dentro cui lo passate.
Fuor di metafora, ci sono trame molto strutturate, come quelle dei gialli (che finiscono per combaciare con le indagini dell’investigatore di turno) o trame piuttosto blande, specie nella letteratura novecentesca (“Ulysses” di Joyce narra di un uomo che esce di casa al mattino, gironzola per Dublino tutto il giorno e rincasa la sera, quando la moglie già dorme).
Quel che conta è che nessuno degli avvenimenti presentati al lettore dia l’impressione di essere stato piazzato lì senza una sufficiente connessione col quadro d’insieme.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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