Scrivere è una vocazione. Nasce con il soggetto, anche se si esplicherà solo una volta che costui abbia appreso gli strumenti tecnici minimi e un’adeguata consapevolezza.
Il vero scrittore, quando avrà imparato a leggere e scrivere e incomincerà a sentire dentro di sé il bisogno di raccontare, sarà già pronto per muovere i primi passi, fare i primi incerti tentativi su un quadernone a quadretti, con una biro tenuta a stento tra le piccole dita.
Scrivere vuol dire rielaborare ciò che percepiamo, vediamo, proviamo attraverso una precisa forma di espressione, significa cioè ricreare il mondo attraverso la parola scritta.
Il primo passo è avvertire la necessità di interpretare a proprio modo quanto abbiamo conosciuto. Il passo successivo sarà quello di scegliere, tra le varie arti o forme espressive, proprio la scrittura. Anche se, in realtà, non siamo noi a sceglierla, quanto lei a scegliere noi. È una scelta quasi obbligata, che avverrà con una naturalezza tale, a un certo punto della nostra vita, che quasi non ce ne renderemo conto e contro cui non riusciremo a opporre alcuna ragionevole, concreta resistenza.
Scrivere è una forma di nevrosi. L’unica maniera di alleviarla è allontanare i fantasmi che ci ingombrano la mente, liberandoli su un foglio di carta ancora bianco.
Il sollievo, però, sarà soltanto temporaneo: nuovi fantasmi e nuovi immaginari già faranno la fila per incombere sui nostri pensieri fino a che non daremo loro ancora una volta libero sfogo, e così all’infinito.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie infinite.
Il vero scrittore, quando avrà imparato a leggere e scrivere e incomincerà a sentire dentro di sé il bisogno di raccontare, sarà già pronto per muovere i primi passi, fare i primi incerti tentativi su un quadernone a quadretti, con una biro tenuta a stento tra le piccole dita.
Scrivere vuol dire rielaborare ciò che percepiamo, vediamo, proviamo attraverso una precisa forma di espressione, significa cioè ricreare il mondo attraverso la parola scritta.
Il primo passo è avvertire la necessità di interpretare a proprio modo quanto abbiamo conosciuto. Il passo successivo sarà quello di scegliere, tra le varie arti o forme espressive, proprio la scrittura. Anche se, in realtà, non siamo noi a sceglierla, quanto lei a scegliere noi. È una scelta quasi obbligata, che avverrà con una naturalezza tale, a un certo punto della nostra vita, che quasi non ce ne renderemo conto e contro cui non riusciremo a opporre alcuna ragionevole, concreta resistenza.
Scrivere è una forma di nevrosi. L’unica maniera di alleviarla è allontanare i fantasmi che ci ingombrano la mente, liberandoli su un foglio di carta ancora bianco.
Il sollievo, però, sarà soltanto temporaneo: nuovi fantasmi e nuovi immaginari già faranno la fila per incombere sui nostri pensieri fino a che non daremo loro ancora una volta libero sfogo, e così all’infinito.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più.)
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