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Quand’è che chi scrive può essere propriamente definito “scrittore”? Qual è l’esatto momento in cui ciò si attua?
Proponiamo a tal proposito la seguente suddivisione, ovviamente passibile di migliorie:
– è uno “scrivente” colui che scrive senza aver ancora visto le proprie fatiche pubblicate;
– diventa “scrittore” quando gli viene pubblicato il primo libro da una casa editrice non a pagamento (pubblicarsi da soli, pagando o comprando copie per obbligo contrattuale, infatti, non vale, non avendo passato il vaglio professionale di chi creda nel vostro scritto così tanto da assumersi il rischio d’impresa);
– è un “autore” lo scrittore il cui merito sia riconosciuto unanimemente, tanto importante da influenzare il proprio ambito creativo e, in qualche modo, la società stessa;
– infine c’è l’“auttore”, una dicitura arcaica che stava a indicare uno scrittore che godesse di una vera e propria “auctoritas”: quando la sua grandezza è tale che le sue opere hanno ormai raggiunto un valore apodittico, indiscutibile, al punto che muovergli critiche getterebbe chiunque nel ridicolo. Ciò avviene per grandi nomi come Dante, Leopardi, Shakespeare…
Bisogna, però, sottolineare che la precedente suddivisione ha un intento tecnico più che estetico. Com’è facile arguire, è possibilissimo che anche tra gli scriventi si nasconda un ottimo autore. Tutto sta nello scoprirlo per tempo, affinché il suo talento non vada sprecato. O sarebbe una grave perdita per l’intera comunità.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it  Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie infinite.

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