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Gli editori in Italia nascono come funghi al displuvio. Piccoli, a volte minuscoli, in una sorta di atomizzazione dell’editoria nazionale.
E quasi tutti, appena fondata la casa editrice, iniziano a sfornare titoli come un panettiere francese farebbe con le baguette, uno via l’altro, quasi facessero a gara tra loro a chi pubblica di più.
Il risultato è che vendono poco, pochissimo, non solo per la solita solfa che vorrebbe i lettori in continua diminuzione, ma soprattutto perché, in un mare magnum di pubblicazioni incontrollate, è difficile, per non dire impossibile, che anche solo la metà riesca a essere acquistata.
Ci chiediamo, non sarebbe meglio pubblicare meno e seguire ogni pubblicazione con tutte le cure necessarie affinché il lettore si accorga delle nuove uscite?
È vero, molti autori resterebbero inediti, almeno per un po’ di tempo, ma quelli pubblicati (si spera i più meritevoli) godrebbero di una visibilità senz’altro maggiore.
Sarebbe anche un sollievo per i lettori rimasti, che si sentirebbero meno subissati da una moltitudine di opere che attualmente, per forza di cose, tendono perlopiù a ignorare.
Piuttosto che fare come la maggioranza degli editori di oggi, che pubblicano, pubblicano, senza poi seguire l’andamento delle vendite e tanto meno la promozione dei titoli pubblicati, noi di Pop Edizioni pubblichiamo pochi, selezionati titoli all’anno, dedicando a ciascun volume tutta l’attenzione possibile.
Nel rispetto di chi legge e di chi scrive.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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