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“Chi ha da dire qualcosa di nuovo e di importante ci tiene a farsi capire. Farà perciò tutto il possibile per scrivere in modo semplice e comprensibile. Niente è più facile dello scrivere difficile,” sosteneva Karl Popper.
Su questi tre concetti, però, bisogna fare almeno una premessa e un paio di banali considerazioni.
Premessa: niente è più facile dello scrivere difficile, se si conosce il mestiere di scrivere. Altrimenti il risultato sarà piuttosto ridicolo, oltre che incomprensibile.
Non avventuratevi in costruzioni letterarie astruse, se non siete assolutamente certi di dominare la parola con mano ferma e cuore impavido.
E se siete dotati di mano ferma e cuore impavido, per quale motivo dovreste rendere complicata una frase che potrebbe essere piacevolmente semplice?
Per segnare tra voi e il lettore una distanza culturale chiara, definita e abissale?
In tal caso, sappiate che il lettore non rimarrà schiacciato sotto il peso della vostra pagina a stramaledirsi per non aver studiato abbastanza, semplicemente smetterà di leggervi e non ci penserà più.
Ultima considerazione: con buona probabilità ciò che avete intenzione di raccontare non sarà propriamente nuovo per il genere umano e neppure così importante. Ma è importante per voi, altrimenti non passereste così tante ore a immaginare, scrivere e riscrivere.
Abbiate cura delle vostre parole, siate onesti, generosi e rigorosi nella forma e nella sostanza.
(Pensierino del giorno per lettori e scrittori: se vi piace questa rubrica, vi piaceranno anche i libri che pubblichiamo. Venite a trovarci sul nostro sito popedizioni.it)
(Pensierino della notte: bisogna scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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