I personaggi di un testo letterario nascono per volontà dello scrittore, che in assoluta libertà ne immagina le caratteristiche fisiche, anagrafiche, caratteriali e culturali.
Sarà lui a stabilire come vestono, quali intercalari utilizzano, da quali manie sono afflitti, quando e perché provano timore, che genere di pulsioni può spingerli verso un accadimento.
Infatti lo scrittore fornisce a ciascun personaggio un bagaglio emotivo e sociale che lo accompagna e lo guida nella storia.
Altrettanto liberamente lo scrittore crea uno scenario in cui intrecciare avvenimenti e situazioni che consentano lo svolgimento della narrazione, così com’è stata ideata.
Alla stregua di un buon genitore, lo scrittore nutre i personaggi, li osserva, li rassicura, li lascia esprimere affinché crescano robusti e solidi, al punto da acquisire uno spessore reale costituito da pensieri e reazioni conseguenti.
Tanto più lo scrittore sarà abile nel custodire e fortificare i propri personaggi, tanto più loro saranno liberi e liberamente porteranno la narrazione in una direzione diversa: eludendo i ruoli di creatore e creatura, i personaggi sceglieranno con commovente determinazione se, quando e quali emozioni provare e nei confronti di chi.
Un bravo scrittore non potrà fare altro che innamorarsi e mediare per ottenere il massimo dalla relazione che ora intercorre fra i propri intenti narrativi, i personaggi e quel che la storia, con il loro apporto, è diventata.
Perché i personaggi non sono spiritelli dispettosi, ma domande e risposte di un percorso narrativo impervio.
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