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Ricordate i ruggenti anni Venti? Si chiamavano così anche perché l’avvento delle automobili permise alla popolazione di sperimentare velocità e innovazione.
Dell’amore per le auto, in quegli anni, è emblema Gertrude Stein: scrittrice statunitense emigrata a Parigi, mecenate di artisti e ospite di salotti letterari, Stein raccolse intorno a sé la famigerata “generazione perduta” di cui facevano parte tra gli altri Fitzgerald, Hemingway, Ezra Pound.
Stein amava scrivere in auto: la strada e i rumori del traffico erano per lei una “liberazione”, e sappiamo che compose un intero saggio in una Ford.
Con l’invasione nazista a Parigi, lei e la sua compagna Alice B. Toklas dovettero trasferirsi nelle campagne francesi del confine orientale.
Lì facevano spesso lunghe gite in auto, alla ricerca di una sosta dove Stein potesse sistemarsi con una seggiola pieghevole a scrivere. Ma c’era un problema: il panorama doveva includere sempre una bella mucca.
Sì: le mucche erano fondamentali per il processo creativo della scrittrice, e le uscite in auto potevano richiedere svariati tentativi prima di trovare quella giusta.
Una volta scovato il bovino adatto, Toklas lo esortava con metodi poco ortodossi a entrare nel campo visivo di Stein, che finalmente scriveva d’impeto per un quarto d’ora, per poi riprendere il viaggio alla ricerca di un’altra mucca.
E voi? Avete una mania che vi rende più creativi?
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