Uno scrittore porta in testa antenne invisibili in perpetua ricezione, mentre si aggira in incognito tra i suoi simili. Uomo tra gli uomini, riveste al contempo il ruolo di un osservatore distaccato, quasi interpretasse l’occhio di Dio, o un esploratore alieno in visita sul nostro pianeta.
La cronaca, le esperienze vissute in prima persona o raccontate da altri, i sentimenti provati o osservati, i dettagli di un’operazione finanziaria ad alto livello, come la descrizione di una piccola produzione artigianale: tutto lo coinvolge, tutto quanto è candidato a rientrare, prima o poi, in qualche sua opera.
Ama ficcanasare tra cose, fatti e persone. Non lo spaventano gli orrori dell’animo umano né i suoi momenti più elevati. Testimoniarli è la sua vocazione.
Il corpo sociale e i singoli individui che lo compongono rappresentano l’oggetto primario dei suoi interessi, simile a quel bambino che tenta di smontare la sveglia rubata dal comò per indagarne i segreti meccanismi. Si informa a bassa voce, come una vecchia portinaia annoiata, pretende di sapere i particolari, come un pettegolo da paese, anche se, al contrario di questi ideali colleghi, i suoi sforzi investigativi non sono mai fini a se stessi.
Non è raro che rielabori e interpreti i dati raccolti in maniera così contorta da non fare nemmeno trasparire quale fosse l’ispirazione di partenza. Ciò nonostante, lo scrittore ha bisogno di ancorarsi a quel terreno comune a lui e al lettore che è il mondo degli uomini.
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