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Quando sono indeciso su cosa fare, mi tornano in mente le parole di mia nonna che diceva sempre: “Se non sai cosa fare, non fare niente”.
Nella scrittura, però, bisogna comunque saper scegliere la soluzione più adatta e la punteggiatura offre molteplici possibilità.
A chiusura di frase ci possono essere quattro tipi di punteggiatura, o addirittura cinque:
– il punto fermo, che chiude il discorso: serve a mostrare che l’enunciato è finito, il suo senso è compiuto. Se dopo si va a capo, assume un valore ancor più risoluto;
– i puntini di sospensione: devono essere tre, non uno di più. Indicano incertezza o possono alludere a cose non dette esplicitamente nella preposizione che vanno a concludere e che sta al lettore intuire;
– il punto interrogativo e il punto esclamativo. La distinzione semantica è nota: uno serve a contrassegnare una domanda, l’altro va a rincarare il peso di un’affermazione. Ci raccomandiamo di usarne uno per frase, senza l’inutile sfilza che spesso si vede sui social.
Ma come si usano?
– quando la domanda è indiretta (“Gino si domandava cosa fare”) il punto interrogativo non va messo;
– l’esclamazione serve per accompagnare un vocativo (“Giorgio!”) e l’imperativo (“Vieni qua!”);
– per il congiuntivo esortativo non è obbligatorio (“Andiamo a pesca.”) e può indicare sorpresa o euforia (“Eureka!”);
– la questione si fa interessante quando i due punti si uniscono: ?! Di solito vale per le domande retoriche, ma può indicare esitazione tra sicurezza e dubbio: “Con te tutto è più bello?!” in cui assumono un valore quasi filosofico…
(Pensierino del giorno per lettori e scrittori: se vi piace questa rubrica, vi piaceranno anche i libri che pubblichiamo. Venite a trovarci sul nostro sito popedizioni.it)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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