Potrà sembrare banale: l’arte richiede non solo talento, ma anche tempo e spazi adeguati.
Per esempio, chi scrive ha bisogno di luce e di una buona sedia.
Ogni scrittore ha le proprie esigenze, e i grandi del passato non facevano eccezione.
Goethe, per esempio, preferiva scrivere in piedi, con uno scrittoio posto davanti a sé. Anche lui dopo qualche ora si stancava e sedeva su un “sitzbock”, una sorta di sgabello basso che ricorda una cavallina da ginnastica. Per l’autore, infatti, era di vitale importanza mantenere sempre la colonna vertebrale in posizione eretta.
E che dire di scrittori come Twain e Dickens?
Entrambi amavano le sedie in vimini. Charles Dickens pensava che l’aiutassero a lenire il dolore della sua fastidiosissima fistola grazie all’aria che circolava tra le intercapedini del materiale intrecciato. La sua era una necessità così impellente che quando viaggiava se ne faceva portare una nella camera di albergo dove si fermava per la notte.
Ma la sedia letteraria più famosa è forse quella di William Shakespeare, negli anni andata perduta, seppure – fra tante imitazioni – una in legno di quercia intarsiato è conservata in un’abbazia poco lontano da Cambridge, e secondo alcuni potrebbe essere autentica.
E voi, avete una sedia preferita?
C’è un luogo che stimola la vostra concentrazione?
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