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Il rapporto tra letteratura e natura rappresenta da sempre un fecondo sodalizio.
Basti pensare ai bucolici poeti dell’antica Grecia o a Leopardi che spiava l’infinito dalla finestra di casa sua o, ancora, alla contemporanea Olga Tokarczuk, paladina dei diritti degli animali.
E proprio gli animali sono stati spesso protagonisti, invisibili al pubblico, delle vite dei grandi della letteratura.
La gatta di Edgar Allan Poe amava appollaiarsi sulla sua spalla mentre scriveva, ed è a lei che l’autore si ispirò per il racconto “Il gatto nero”.
Toby, l’amatissimo setter irlandese di John Steinbeck, una notte in cui evidentemente si sentiva su di giri, divorò metà della prima stesura di “Uomini e topi”. Ma l’autore perdonò subito il suo amico, e in una lettera alla sua agente dichiarò che probabilmente era meglio così: quella prima bozza non era abbastanza buona.
Alexander Pope, di costituzione esile e salute fragile, trovò in Bounce, una femmina di alano dalle maniere impeccabili, un’alleata ideale per difendersi da chi, durante le sue passeggiate, lo minacciava a causa dei suoi scritti satirici contro le varie personalità del tempo.
Lola, il corvo di Truman Capote, era solita fare un bagno di sole sulla balaustra del balcone di via Margutta, a Roma, dove l’autore visse per un periodo. Celebre fu la volta in cui gli nascose la prima pagina di un racconto, convincendolo ad abbandonarne la stesura.
E voi, avete un animale che vi fa compagnia durante le sessioni di scrittura?
(Pensierino del giorno per lettori e scrittori: se vi piace questa rubrica, vi piaceranno anche i libri che pubblichiamo. Venite a trovarci sul nostro sito popedizioni.it)
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