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Il vero nome di Mark Twain era Samuel Clemens, prese quello con cui firmava le sue opere letterarie dallo slang della marineria fluviale, quando lavorava sui battelli del Mississipi. Hector Schmitz come scrittore scelse di chiamarsi Italo Svevo in omaggio alla doppia natura della sua città di origine Trieste, italofona ma allora annessa all’impero austro-ungarico. L’autore di “Alice nel paese delle meraviglie” non si chiamava realmente Lewis Carroll bensì Charles Dodgson. Aldo Nove ha adottato il suo pseudonimo dall’inizio di un comunicato in codice diramato dal CLN. Destouches siglò tutti i suoi libri adottando come falso cognome il primo nome della nonna Céline.
Perché tanti scrittori decidono di nascondere le proprie generalità dietro un “nom de plum”? Alcuni, forse, per non far vergognare i parenti, i più valenti invece – riteniamo – per porre una netta distinzione tra l’uomo comune, che ciascuno di loro è nella vita quotidiana, e il distillato finale di tutte le sue esperienze umane e intellettuali, che sarà poi l’autore dei loro scritti.
Il primo briga e fatica nelle piccole o grandi commissioni di tutti i giorni, il secondo ne trae ispirazione per travisarle e romanzarle.
Avviene un po’ come per Clark Kent e Superman, senza dimenticarci che la vera essenza del personaggio non è già il grigio e occhialuto Kent, che è solo un camuffamento agli occhi del mondo, bensì il superuomo che vola al di sopra della folla e delle sue sinecure, giudicando questa e quelle dall’alto.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it  Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie infinite.

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