47

 

Che titolo dare a uno scritto? Spesso non è facile decidere quale sia il miglior biglietto da visita per il proprio racconto o romanzo. Meglio un titolo rivelatore o un titolo allusivo? Uno che annunci già di cosa si parlerà o, al contrario, qualcosa che giochi sull’effetto sorpresa?
Quando si decide il titolo del proprio lavoro? Varia da scrittore a scrittore, da testo a testo. Talvolta si parte proprio dall’intestazione, che diventa il motore stesso della narrazione, talaltra l’autore si limita a chiamare ciò che sta scrivendo “work in progress”, preoccupandosi solo a lavoro finito di trovargli il giusto nome, sempre che, per quelli più indecisi, alla fine non scelga l’editor.
C’è chi opta per la soluzione più didascalica, come Melville, con il “Moby Dick”, il cui sottotitolo è “La balena”. Chi sceglie di instradare fin da subito il lettore verso una precisa interpretazione del testo, come Joyce, che raccontò la giornata di un insignificante ebreo di Dublino e volle intitolare la storia “Ulysses”, per suggerire un parallelismo tra l’uomo comune del ’900 e le epiche peripezie del più avventuroso personaggio della letteratura classica.
Ci sono poi casi in cui il narratore ricorre a una metafora extra-testuale, come per “Il giorno della civetta”. Qui Sciascia prende a prestito un verso dell’“Enrico VI” di Shakespeare: «come la civetta quando il giorno compare». Il rapace notturno che si muove in pieno giorno rappresenta un sistema mafioso che ormai agisce alla luce del sole.

(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)

NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it  Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie infinite.

 

Lascia un commento

Condividi:

Gli ultimi POST

Le rubriche

Mondo Pop
Donne
come noi
La bottega
delle parole
Parola
d'autore
A voce
alta

Resta aggiornato

Instagram feed