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A cancellare ciò che si scrive non si tradisce se stessi. Al contrario, è l’unica difesa che possediamo contro l’abbaglio di un istintivo, quanto letale, compiacimento. Ci affezioniamo alle nostre parole molto più che a noi stessi, come se scrivendo fossimo in grado di trasferire sul foglio la parte migliore di noi. Il che non è vero o, perlomeno, non è vero nella maggior parte dei casi. Quando cadiamo nel tranello dell’ispirazione ci assale il convincimento che quello che stiamo scrivendo rappresenti il “verbo”, l’optimum, l’altissima espressione dell’animo umano. Niente di più sbagliato. Fatevi venire un gigantesco dubbio, diffidate di ogni singola parola, idea e trama che affiorino alla vostra mente. Eliminate dal vocabolario le parole “ispirazione, creatività, talento”, non siate presuntuosi, non siate premurosi con il vostro ego. Chiudetevi a riccio contro ogni lusinga, allenate la vostra capacità di giudizio leggendo instancabilmente, scrivete, cancellate e ricominciate. Perché nella scrittura la parte migliore di noi è quella che mira all’eccellenza: se non puntate al massimo, otterrete il minimo e il minimo non è abbastanza per fare di voi uno scrittore.

“Ricetta della settimana”, ovvero un esercizio che sembra facile ma è difficilissimo: scrivete un breve testo di circa quaranta righe, rileggetelo, valutatelo, correggetelo. Quando vi sembrerà di aver ottenuto un buon risultato, selezionate cinque righe e cancellatele. Procedete di cinque righe in cinque righe, fino a lasciarne soltanto dieci: quelle che a vostro parere sono straordinarie. Non barate, siate onesti, generosi e rigorosi e, se volete, inviateci il vostro testo nella versione integrale e ridotta a pubblicazione@popedizioni.it
Saremo lieti di darvi i nostri consigli.

(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: eliminare dal vocabolario le parole “ispirazione, creatività, talento”.)

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