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Che cos’è l’ironia? Il termine deriva dal greco “eìron”, che significa burlone.
Spesso l’ironia viene confusa con il semplice umorismo, anche se questi due elementi, che talvolta convivono, in verità possono benissimo presentarsi anche l’uno privo dell’altro.
L’ironia è una figura retorica: si ha quando si dice qualcosa, intendendone il contrario, più o meno come avviene con l’antifrasi. Qui pure la definizione fornita dagli oratori classici non sembra rendere pienamente giustizia a questa predisposizione dello spirito.
C’è una cattiva ironia: quella usata da menti meschine, che amano prendersi facile gioco dell’inconsapevolezza dei bambini o delle persone con difficoltà di apprendimento, per esempio.
C’è poi l’ironia socratica: con ciò si intende il tipo di approccio a cui il filosofo ateniese preferiva ricorrere messo di fronte all’interlocutore di turno. Socrate rintuzzava quest’ultimo con domande sempre più incalzanti, sino a condurlo verso la direzione che lui voleva, mostrando implicitamente che l’altro era in errore e lui nel giusto.
Kierkegaard, uno dei massimi pensatori dell’Ottocento, che proprio all’ironia di Socrate dedicò la tesi di laurea, è forse colui che ne ha saputo dare la spiegazione più completa: “L’ironia è l’occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l’assurdo, il vano dell’esistenza”. In pratica, è una luce tagliente che sa mettere in risalto aspetti del mondo spesso misconosciuti a una narrazione più ortodossa, smitizzandoli o ridimensionandoli notevolmente.

(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)

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