Quanto valgono i premi letterari? Ha senso parteciparvi?
Esistono premi per chi vuole esordire con un inedito e premi che servono a confermare il valore di un’opera già pubblicata. Consigliamo senz’altro di partecipare, se la cosa vi può interessare, mantenendo però alcune piccole accortezze, la prima delle quali è quella di non abbattersi qualora il vostro scritto non riceva il giusto interesse o venga addirittura ignorato.
Spesso le scelte dei giurati sono del tutto aleatorie, nel migliore dei casi vanno a gusti del tutto personali, nel peggiore favoriscono le case editrici più importanti o i nomi più conosciuti, senza badare tanto alla bontà del testo. Prendetela come una gara in cui se vincete o vi piazzate bene c’è da rallegrarsene, se non vi notano poco importa.
Secondo consiglio: cercate di scegliere un concorso di qualche prestigio e serietà. L’Italia è piena di premi letterari, ogni provincia ne ha una dozzina. È chiaro che la maggior parte di essi gode di scarsa credibilità. Si tratta di iniziative molte volte nate al solo scopo di riunire un gruppo di intellettuali di periferia per dare una qualche visibilità più a loro che ai premiati.
Talvolta rientra nella scelta di istituire un premio anche l’allettante riscossione della tassa di iscrizione, ne avrete in cambio, bene che vada, una targhetta col vostro nome o un prosciutto di produzione locale.
Come discriminare i concorsi utili da quelli campati per aria? Date un’occhiata alla giuria e all’ente che li promuove.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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