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L’età per uno scrittore non conta, né quando deve ancora esordire né quando è ormai sulla ribalta letteraria da lungo tempo.
Nel primo caso ci sono scrittori che sono riusciti a farsi conoscere molto avanti negli anni (a un’età che per altri ambiti artistici sarebbe considerata eccessivamente inoltrata): Antonio Moresco lamentava una volta che fino ai 45 anni non gli volessero pubblicare neanche un articoletto su un giornale di provincia e oggi è considerato uno dei massimi esponenti in vita della nostra letteratura. Gadda raggiunse il successo dopo i 60 anni con il romanzo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” e non faceva che ripetere, schivo com’era per indole personale, che un’attenzione del genere ancora sarebbe riuscito a sopportarla una decina di anni prima, ma che a quell’età era insostenibile.
A Gesualdo Bufalino, verso i 60 anni, fu chiesto di commentare alcune vecchie foto. Notando la bellezza dei testi, qualcuno alla Sellerio si insospettì e gli chiese se per caso non avesse qualche inedito nascosto: da uno dei suoi cassetti uscì lo splendido “Diceria dell’untore”, e da lì nacque una carriera tardiva, ma sfolgorante.
Lo stesso vale quando un autore è già affermato da tempo: gli anni che passano non contano, quando leggiamo ciò che scrive. Spesso accade di leggere opere più fresche e spigliate di quelle che le hanno precedute, grazie a una tecnica sempre più raffinata libro dopo libro, perché il genio non invecchia, il genio semmai matura.

(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)

NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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