“Non c’è niente di nuovo sotto il sole” recita l’Ecclesiaste. “Hanno già detto tutto i Greci” scriveva Bertrand Russell.
Asserzioni come queste certo non incoraggiano chi si proponga di dare un contributo originale al mondo della letteratura, ma hanno almeno il pregio di stemperare le più che naturali megalomanie di un esordiente, mettendolo sin da subito in guardia sul fatto che uno dei nemici più pressanti della pagina scritta sia la banalità involontaria, spesso affiancata dalla ripetizione di temi già ampiamente trattati da illustri predecessori, che il novellino spaccia per innovazioni inaudite, il più delle volte a causa dell’impreparazione personale e del troppo scarso bagaglio culturale in sua dotazione.
Che un tale tipo di consapevolezza non diventi paralizzante per la mano che impugna la penna, o digita sulla tastiera: è vero, veniamo al termine di una tradizione letteraria millenaria, è difficile trovare qualcosa di veramente nuovo da raccontare. Tuttavia, c’è da aggiungere, nonostante lo scorrere di epoche e mode, i fatti che accadono agli esseri umani o che gli esseri umani compiono grosso modo sono sempre gli stessi, dai tempi di Omero. L’originalità starà nel trattarli secondo stilemi aderenti ai tempi correnti.
Del resto, è già stato più volte rilevato come “Il conte di Montecristo” condivida la stessa trama dell’“Odissea”. Questo non lo rende una brutta copia ma un bell’omaggio.
Se è arduo inventare, reinventare appare come la scelta più proficua.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.
Asserzioni come queste certo non incoraggiano chi si proponga di dare un contributo originale al mondo della letteratura, ma hanno almeno il pregio di stemperare le più che naturali megalomanie di un esordiente, mettendolo sin da subito in guardia sul fatto che uno dei nemici più pressanti della pagina scritta sia la banalità involontaria, spesso affiancata dalla ripetizione di temi già ampiamente trattati da illustri predecessori, che il novellino spaccia per innovazioni inaudite, il più delle volte a causa dell’impreparazione personale e del troppo scarso bagaglio culturale in sua dotazione.
Che un tale tipo di consapevolezza non diventi paralizzante per la mano che impugna la penna, o digita sulla tastiera: è vero, veniamo al termine di una tradizione letteraria millenaria, è difficile trovare qualcosa di veramente nuovo da raccontare. Tuttavia, c’è da aggiungere, nonostante lo scorrere di epoche e mode, i fatti che accadono agli esseri umani o che gli esseri umani compiono grosso modo sono sempre gli stessi, dai tempi di Omero. L’originalità starà nel trattarli secondo stilemi aderenti ai tempi correnti.
Del resto, è già stato più volte rilevato come “Il conte di Montecristo” condivida la stessa trama dell’“Odissea”. Questo non lo rende una brutta copia ma un bell’omaggio.
Se è arduo inventare, reinventare appare come la scelta più proficua.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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