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C’è quella divertente vignetta di Schulz, in cui si vede Snoopy ricevere una lettera di rifiuto per un suo scritto. La perfida missiva recita, senza troppi giri di parole: “Caro partecipante, le restituiamo il suo stupido racconto. Lei è un pessimo scrittore, perché ci disturba? Non compreremmo mai una delle sue storie. Ci lasci stare. Sparisca. Crepi”.
Il bracchetto dei Peanuts sale sulla propria cuccia e, col muso rivolto al cielo, commenta: “Si tratta probabilmente di un modulo di rifiuto standard”.
Se avete inviato un vostro testo a qualche casa editrice e il destinatario vi risponde picche, fate come Snoopy, non datevi per vinti. In molti casi il rifiuto è legato a gusti personali dell’editore o di un suo stretto collaboratore e se non è andata bene con lui non vuol dire che non andrà bene con la concorrenza.
Fatevi coraggio sapendo che siete in buonissima compagnia: ben prima di voi nomi del calibro di
Orwell, King, Nabokov, García Marquez videro le opere che avrebbero dato loro la fama rispedite indietro da redattori forse troppo frettolosi.
Confidando nel proprio talento, non mollarono, ma riproposero i loro dattiloscritti ancora e ancora e ancora, finché non trovarono un editore abbastanza avveduto.
È grazie a quella loro pervicacia se romanzi come “1984”, “Carrie”, “Lolita” e “Cent’anni di solitudine” proseguono la loro fortuna editoriale sugli scaffali di tutte le librerie e biblioteche del mondo. Per convincere qualcun altro, siate convinti voi per primi del vostro testo.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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