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Di chi è quell’arguta facezia che così recita: “chiedere a uno scrittore di parlare di critici è come chiedere a un lampione di parlare di cani”?
Il rapporto tra romanzieri e critici letterari non è mai stato idilliaco. Per nessuno è facile accettare giudizi poco entusiasti sul proprio lavoro, figuriamoci quando si tratta di gente dall’ego tendenzialmente ipertrofico come sono, appunto, in larga parte gli scrittori.
Eppure ci viene da pensare che, ora che appare piuttosto latitante, la critica tradizionale da terza pagina manchi a un autore di libri.
Se è vero che il recensore spesso si trasformava in un detrattore, col grave sospetto che talora intingesse la penna nel veleno all’unico scopo di infiorettare le sue stroncature in onore di un narcisismo a sua volta smisurato, è altrettanto innegabile che il suo ruolo, se ben gestito, era innanzitutto quello di educare il lettore e, non di rado, lo scrittore stesso alle belle lettere, segnalando facilonerie o lacune del testo o, al contrario, esaltandone le virtù.
Negli ultimi decenni il critico di professione, preparato e onesto, ha avuto sempre meno spazio per esporre appieno la propria estetica. Dalle incensate pubblicazioni accademiche si è visto relegato a articoli di giornale sempre più smilzi, sino a essere scalzato, negli ultimi tempi, da firme che, all’opposto di quanto si facesse nel passato, esagerano con le recensioni amichevoli, scritte sovente per libri pubblicati dal medesimo editore del giornale che le ospita.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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