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Da cosa traiamo ispirazione quando scriviamo?
Secondo gli antichi, erano gli Dei stessi, tutt’al più le muse, a insufflare nel poeta i versi, come se quest’ultimo altro non fosse che un semplice tramite. Da qui nasce, in sede proemiale, la richiesta di ispirazione alla divinità di riferimento, presente in tutti i poemi classici.
Per noi moderni il concetto di ispirazione si è fatto più evanescente: non sappiamo dire da dove essa provenga, sappiamo solo identificarla in quello stato di grazia in cui le parole sembrano sgorgare da sole, prodotte da chissà quale parte del nostro cervello sino ad allora apparentemente dormiente. È quando un autore afferma: “Il romanzo si è scritto da solo”.
Ci ispiriamo a molteplici fonti: il nostro vissuto, ciò che ci è stato raccontato o abbiamo letto, ciò che osserviamo, ciò che immaginiamo.
È come se una forza misconosciuta si muovesse dentro di noi, elaborando e combinando le diverse idee ed esperienze, sino a creare qualcosa di totalmente nuovo.
Questo nei momenti più felici dell’attività della scrittura.
La maggior parte delle volte, invece, ci troveremo incollati alla pagina a cercare di mettere insieme un testo accettabile, accostando con fatica le parole sino a che avremo dato loro la forma desiderata, o perlomeno quella che più si avvicina a quanto confusamente aneliamo.
Si può quindi concludere che la famosa ispirazione, per quanto appagante, sia poco affidabile. Ci assiste a intermittenza, per il resto non c’è altro da fare che sgobbare.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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