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Come si scrive un romanzo?
Stephen King rispose, tempo fa: “Una parola dopo l’altra”.
Mark Twain invece aveva risposto spiritosamente: “Sedendosi”. Sarebbe stato peraltro smentito nei fatti, decenni dopo, dal suo connazionale Hemingway, che si racconta scrivesse sempre in piedi per conferire alla propria scrittura un carattere più sintetico e incisivo, dettato dalla fretta legata alla scomodità di quel tipo di postura.
Possiamo affermare che non vi sia un segreto per scrivere romanzi, ma che si tratti più che altro di un dono: lo si possiede o non lo si possiede.
Certo, c’è una moltitudine di scuole di scrittura e una lunga e prolifica tradizione manualistica che vi possono aiutare a migliorare le qualità di base o a eliminare difetti e lacune, ma risulta impossibile – vale qui come in ogni altra attività umana – far diventare scrittore chi non ci sia portato naturalmente. Sarebbe come cavare il proverbiale sangue da una rapa.
Più ci si allena a scrivere più si prende dimestichezza con il mezzo, tuttavia se alla partenza si è privi di determinate attitudini – quali gusto personale, stile, capacità nel gestire i contenuti e un “occhio clinico” per capire dove sia preferibile inserire certe parti del testo rispetto ad altre – acquisirle tramite la pratica si rivelerà sin troppo arduo.
Fin da ragazzi, leggendo, sentite nascere in voi l’impellenza di esprimere, a vostra volta, una personale visione del mondo? Ecco, quello potrebbe essere un segnale affidabile che avete quel dono.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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