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Il metodo migliore, se non altro il più agevole, nella elaborazione di un testo è avere già in mente sin dall’inizio da dove il romanzo partirà e dove andrà a finire.
Tenere presenti questi due termini ci consentirà di unire i due punti A e B a nostro piacimento, con una linea retta o con un arabesco, senza però mai perdere di vista dove si debba andare a parare.
Avere già immaginato il finale della nostra storia ci permetterà di non smarrirci strada facendo e, oltretutto, ci darà la possibilità di indugiare in digressioni ed episodi di contorno, non necessariamente indispensabili per la trama, senza il rischio di allontanarci troppo dal racconto principale, creando confusione nel lettore.
Se ci vogliamo avventurare in una similitudine marinaresca, l’incipit è il porto di immatricolazione, il finale rappresenta invece l’approdo, vicino o remoto che sia (si può anche fare come Ulisse che, in conclusione, torna donde era salpato). Nel mezzo l’autore/nocchiero può navigare come più gli aggrada: a vista, seguendo una rotta prestabilita, affidandosi al baluginio delle stelle, facendosi trasportare dal capriccio dei venti.
La cosa importante è che riesca a pilotare quel vascello immaginario che è il suo “work in progress” sino a destinazione, nelle migliori condizioni possibili.
Ci sono romanzi lineari, che vanno dritti al capolinea senza sbandamenti, altri che si perdono in mille rivoli. Sta poi alla professionalità dello scrittore saperli raccogliere infine in un unico estuario.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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