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Blaise Pascal suddivideva il tema della conoscenza in tre fasi: c’è l’ignorante, che non sa niente, c’è il semidotto che sa qualcosa, e in forza di quel poco che conosce crede di sapere tutto, c’è infine l’uomo colto, che sa così tante cose da rendersi conto di sapere pressoché nulla rispetto a quello che ci sarebbe ancora da conoscere, così da sentirsi un ignorante alla stregua di chi nulla sa.
Questo ha di buono la lettura, che chi sa coltivarla con disciplina si trasforma in un lettore compulsivo: un testo gli metterà la voglia di leggerne altri collegati allo stesso argomento e così via, in preda a una bulimia intellettiva sana e potenzialmente illimitata.
Viviamo troppo poco per riuscire ad abbracciare l’intero scibile, a questo servono le testimonianze scritte dalle migliori menti delle generazioni che ci hanno preceduto: a farci conoscere cose sempre nuove e, al contempo, a incuriosirci e indirizzarci verso ulteriori rivelazioni sulle varie sfaccettature di quella realtà che, altrimenti, resterebbe in gran parte inconoscibile.
A meno che non si tratti di una lettura occasionale e superficiale, ogni libro è una porta su un’infinità di altre storie e ragguagli.
Questi continui rimandi rappresentano, tra l’altro, proprio quell’aspetto della lettura che ci salva dalla pigrizia del semidotto pascaliano, che si accontenta di poche e mirate letture, che confermino possibilmente i suoi preconcetti, anziché sfatarli, come sarebbe utile.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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