Uno scrittore è sempre uno scrittore, in ogni momento, anche quando meno se lo aspetta, sfinendo per esempio chi ne sappia più di lui su un certo argomento con un’infinità di domande, fresche e ingenue come quelle di un ragazzino che stia attraversando la fatidica fase dei perché, spinto a una così simpatica molestia verso l’interlocutore dalla propria innata curiosità, prima caratteristica di un buon autore.
Tutto del mondo che lo circonda lo interessa, perché non sa mai cosa di preciso gli tornerà utile per il suo prossimo scritto. Guarda il mondo con occhi sempre vergini ed entusiasti, proprio come se rinascesse continuamente e avesse, ogni volta, tutto da imparare daccapo. Fatti, persone, cose, aspetti tecnici, spirituali, profumi, fetori, dolori e gioie, passioni sportive, giochi infantili o perversioni mentali, nulla sfugge a questo suo onnivoro interessamento.
Uno scrittore resta sempre uno scrittore, quando chiede al cameriere che cosa contenga la portata che gli sta indicando sul menu, quando ascolta il meccanico riferirgli i problemi al giunto assiale riscontrati sulla sua autovettura o mentre discorre di questioni metafisiche con un prete.
E quando a fine giornata si va a coricare, neanche lì trova riposo, perché uno scrittore resta sempre uno scrittore, anche quando sogna. Il materiale onirico infatti, come insegnava Shakespeare ben prima di Freud (che ne era un lettore attento), può fornire a sua volta grandissime fonti di ispirazione, se ben elaborate.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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