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Io l’ho fatto.
Mi vergogno a dirlo, ma mi vergogno di più a raccontare le bugie, perciò lo ammetto: l’ho fatto, ho utilizzato la scadente relazione con un uomo per rinsaldare le mie insicurezze, per dimostrarmi ancora una volta che valgo pochissimo, meno di niente, e infatti qualunque tonto può trattarmi male senza nemmeno scomporsi.
L’ho fatto: ho continuato a rincorrere, corteggiare e compiacere un uomo, nonostante fin da subito mi fosse chiaro che quella era proprio la tipologia di essere umano che di solito scanso come la peste.
Ma a volte è più forte di me: utilizzo patetiche relazioni sentimentali per “mettermi in punizione”, fare penitenza, espiare la mia temporanea pena. E, come racconta Maria Tina Bruno nel suo romanzo “La turista italiana”, mi lascio trattare male da un uomo “per compensare il mio dolore con altro dolore”.
Me ne sto lì come uno zerbino a subire per mesi la scortesia sentimentale del “cialtrone emotivo” di turno, finché non mi sembra di aver espiato abbastanza. Solo a quel punto, dalla sera alla mattina, sparisco dalla sua vita senza nemmeno dirgli “crepa”.
E inutili saranno il suo stupore e i suoi tentativi di recuperare il rapporto: quando i sensi di colpa per gli errori commessi finalmente si assopiscono dentro di me, lui non rivedrà più la mia faccia.
Resta il fatto che soddisfare questi insani istinti punitivi in modo così illogico e vile nei miei e negli altrui confronti (perché il malcapitato non sa di essere usato per tutt’altro scopo) è terribilmente ingiusto.
Ma la domanda vera è: come fa Maria Tina Bruno a saperlo?
Mi spia? È una mia collega? Come fa a conoscere nel dettaglio le sfumature del mio inquieto, ragionevole, irragionevole, previdente, sconsiderato cuore?
Anche lei usa le disavventure sentimentali per “punirsi”? Oppure il mio cuore, casualmente, è identico al cuore delle protagoniste del suo romanzo?
Forse non sono l’unica donna del pianeta a infilarsi in relazioni surreali per espiare le proprie veniali colpe: in alcuni casi, anziché perdonarmi e mostrare indulgenza per la mia debolezza, mi arrabbio tanto da farmi del male, in un modo o nell’altro.
Ed è sempre un modo idiota.
Capita anche a voi?
(Sonia F.)

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