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Sono passati pochi giorni dalla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ma non tutti sanno come è nata questa giornata.
1960, Repubblica Dominicana: qui vivono Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, tre giovani sorelle coraggiose e tenaci, parte attiva del “Movimento 14 Giugno”, contro il regime del dittatore Trujillo.
Incarcerate e poi liberate, il 25 novembre le tre sorelle di ritorno dal carcere di Puerto Plata, dopo una visita ai loro mariti, vengono fermate dagli uomini dell’intelligence del regime che le violentano, le massacrano a bastonate e le strangolano senza alcuna pietà. Poi, per simulare un incidente, gli agenti sistemano i cadaveri nell’auto e la spingono in un dirupo.
Vent’anni dopo, in Colombia, si è svolto il primo incontro femminista dell’America Latina. E, in quell’occasione, si è deciso di celebrare per sempre la memoria delle sorelle Mirabal e di tutte coloro a cui è toccata la medesima sorte, scegliendo proprio il 25 novembre come Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Conoscere questa storia è necessario.
Perché la violenza si combatte con la conoscenza dei propri diritti, della storia di chi è morto affinché questi diritti non venissero calpestati, del prezzo che donne e uomini hanno pagato per vivere in un Paese libero.
È solo attraverso la conoscenza che si sottrae spazio a pensieri e dichiarazioni aberranti.
Come quelle scritte alcuni giorni fa in un post su Facebook da un politico trentino: “Posso dire che due pa*le con ste propagande per la violenza verso la donna? Se gli uomini sono così tremendi, scop*tevi i cavalli”.
No, non lo puoi dire, e non lo puoi pensare.
È vero: non tutti gli uomini non sono tremendi, ma alcuni sì. Quelli che commettono violenza contro le donne, sia fisica sia psicologica, e quelli che utilizzano il disprezzo per tacitare le donne, come ha fatto lui.
Perché se ancora oggi moltissime mogli, madri, figlie, fidanzate muoiono per mano di mariti, padri o ex fidanzati, raccontare questa storia e tutto ciò che è legato alla lotta contro la violenza di genere non è banale propaganda.
Non è rompere le pa*le: è un dovere.
(Sonia F.)

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