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Roma, Camera dei Deputati. È il 22 novembre, mancano tre giorni alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, discute una mozione contro la violenza di genere.
Un tema tutt’altro che secondario, se si pensa che da inizio anno ci sono stati 109 femminicidi, mentre si stima che ogni giorno, in Italia, 89 donne subiscano violenze. E con i numeri ci fermiamo qui. Anzi, no. Eccone un altro. Il numero 8.
Lo stesso numero dei deputati presenti in quel momento alla Camera durante l’intervento della ministra Bonetti.
Nemmeno una decina di onorevoli, a fronte di un totale di 630.
Il lunedì si riuniscono le commissioni, dove si svolge la maggior parte del lavoro legislativo, e l’Aula è spesso deserta. Ma, a questo mondo, dovrebbero esistere le eccezioni. Soprattutto per tematiche importanti come questa.
Invece no, tutto come al solito.
Il mondo politico che si “scolla” sempre di più dal Paese su temi cruciali, come la violenza di genere o l’omotransfobia, e che riguardano una platea vastissima di cittadini.
Tanto vasta quanto invisibile.
Che fare? Rassegnarsi?
No. Più la politica smorza la luce su una violenza ormai divenuta cronica più noi dobbiamo alzare la voce.
Più “loro” fanno finta di niente, più noi dobbiamo strepitare.
Ma come si strepita in questo Paese? Perché a quanto pare non basta indignarsi, non serve chiedere provvedimenti adeguati per ottenerli. Non conta manifestare in piazza, anche se siamo migliaia.
Perciò, cosa ci resta?
L’arma più efficace, l’unica che non può essere disinnescata né vietata: pensare e agire di conseguenza.
Pensare che la violenza su un altro essere umano, a prescindere dal sesso, dalla razza, dalle preferenze sessuali, è una violenza su di noi. E comportarci di conseguenza.
Aiutare, non distogliere lo sguardo. Denunciare, quando sentiamo le urla provenire dall’appartamento di fianco. Offrire il nostro supporto, non fingere di non capire e non sapere.
La maggior parte delle violenze avvengono all’interno delle mura domestiche e la vergogna spesso ammutolisce le vittime. Ma non deve mai ammutolire chi ha il dovere di intervenire: noi.
(Sonia F.)

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