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Alcuni giorni fa, su questa pagina, ci ha scritto una giovane donna, Valentina. Pubblichiamo il suo messaggio per intero perché vale la pena leggerlo.
“Ne parlo a volte con i miei amici, lo sento dire dai miei coetanei: sempre di più i ragazzi e le ragazze si sentono inutili, e di certo l’età dell’adolescenza è un momento delicato nello sviluppo di una persona.
Eppure il disagio giovanile non è causato da ragioni psicologiche, legate alla metamorfosi ormonale e intellettuale della crescita, ma da ragioni culturali.
Nella nostra società ci sono due categorie che non hanno un ruolo: gli adolescenti e gli anziani.
Gli anziani sembrano diventati trasparenti, nessuno si accorge di loro. Li schiviamo per strada, mentre camminano lentamente e si guardano intorno smarriti.
I ragazzi, invece, si sentono inutili non per un senso di inadeguatezza dovuto alla pubertà, ma perché non sono effettivamente necessari. In un mondo in cui il capitalismo viene messo al primo posto, questa improduttività forzata fa davvero male.
La gioventù è soprattutto il tempo della formazione, dell’istruzione e dell’educazione, e questo diritto fondamentale nessuno può metterlo in dubbio. Però i ragazzi non devono essere depositati a scuola, in attesa che crescano da soli.
Noi giovani passiamo ore davanti a un cellulare perché non abbiamo un’occupazione, e l’emergenza è talmente evidente che sembra assurdo che i genitori non se ne accorgano.
Il Paese dei balocchi è diventato realtà: viviamo un eterno presente senza scopo perché lo spazio che ci viene riservato è quello del divertimento, del piacere che viene prima del dovere.
Protetti dal mondo esterno, ci sentiamo e siamo fuori posto.
Sarebbe importante che qualcuno desse anche ai giovani dei compiti perché diventino parte attiva della società, per offrire loro un futuro, non solo una speranza per il futuro.
Se la promessa è quella di laurearsi e poi aspettare anni prima di trovare un lavoro, per quale ragione dovremmo avere voglia di andare a scuola, imparare, diventare indipendenti?
Senza adolescenti e anziani forse una società è economicamente più efficiente, ma di certo non è sana. Qualcuno se lo ricorda?”
(Valentina G.)

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