Credo nella donna che è in grado di difendere se stessa, e ancora di più credo nelle donne che sono in grado di difendere le altre donne.
Credo nella solidarietà e “solidità” femminile, ci credo da moltissimi anni: che senso avrebbe, altrimenti, faticare, sforzarsi e ostinarsi per imparare a difendere se stesse, e poi ignorare le difficoltà delle altre donne?
A che serve diventare forti, se poi si rimane indifferenti davanti alla fragilità altrui?
Perché la forza e il coraggio si imparano, esattamente come si impara a scrivere, a leggere, a nuotare o andare in bicicletta: si può imparare da soli, ma è molto più semplice se qualcuno ti aiuta, se qualcuno ti spiega come fare.
Se oggi sono una donna in grado di difendere me stessa è perché alcune donne me lo hanno insegnato.
Mi hanno mostrato come fare, ogni giorno, con pazienza e senza arroganza.
Assistere e partecipare alle loro quotidiane, normali, complicate esistenze, mi ha permesso di imparare.
E ho imparato a essere me stessa senza timore, senza troppe incertezze né pretese surreali.
Soprattutto senza detestarmi: perché quando un’amica ti guarda con affetto, non puoi più guardare te stessa con diffidenza o con spietata criticità.
Se un’amica fa il tifo per te, tu non riesci a tifare contro.
Se lei sta dalla tua parte, anche tu lo farai, è una reazione istintiva e, gradualmente, il suo sostegno ti trasformerà in una creatura forte.
Lo so, l’ho sentito centinaia di volte: la solidarietà tra donne non esiste.
Ma la solidarietà, come la forza e il coraggio, non nasce tra i rami di un albero, non cresce spontaneamente tra i fili d’erba: va coltivata, va imparata, soprattutto va offerta, prima di pretenderla.
Ho un’amica, in particolare, che conosco da bambina e con cui spero di invecchiare: ne parliamo spesso, ci ridiamo su. Ma il succo è che voglio finire con lei quel che abbiamo cominciato insieme.
Perché sapere che mi sarà vicina in un’età indifesa come la vecchiaia, mi fa sentire irrimediabilmente forte.
(Sonia F.)