Anche io, come tanti, ho guardato il filmato su Instagram in cui Carol Maltesi, nella Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, racconta di come a volte riusciamo a essere spietate tra di noi, a farci sentire inadeguate l’una con l’altra, a disprezzarci perché non somigliamo al prototipo di donna “normale”.
Anche io, come tanti, ho ascoltato la sua voce chiedere solidarietà tra donne, comprensione e rispetto, e nel frattempo guardavo quel viso giovane e bellissimo sapendo che apparteneva a una persona che non c’è più.
Cancellata da questa vita per sempre.
Carol Maltesi era una donna, una mamma e un individuo libero a cui la vita ha riservato la peggiore delle morti: assassinata dal vicino di casa, il suo ex compagno, per cui Carol era diventata un’ossessione.
L’ennesima donna uccisa da un uomo convinto di amarla.
L’ennesima vittima oltraggiata da battute crudeli, voyeurismo giornalistico e commenti “benpensanti”.
E di lui, invece, che cosa è stato detto?
In che termini è stato raccontato questo quarantenne capace di uccidere a martellate una donna che si fidava di lui al punto da lasciarsi legare e incappucciare?
Impiegato di banca, food blogger, appassionato di fotografia, attore porno per diletto.
Un uomo normale, una persona rispettabile con tanti hobby, amici e follower.
Perché se lavori in banca, il porno lo fai per diletto.
Invece, per Carol, sin da subito si è parlato dell’assassinio di un’attrice porno.
Non di una donna, non di una madre, ma di un’attrice porno.
Quasi che il suo lavoro la connotasse più di qualunque altro aspetto della sua vita.
Come se il suo lavoro potesse in qualche modo fornire una spiegazione a una storia inspiegabile.
A un uomo impensabile, che si è permesso anche l’estremo oltraggio di fingersi Carol per 70 giorni, di ingannare la madre malata, l’ex marito, il figlio di pochi anni.
Eppure per lui nessuno ha utilizzato termini come depravazione, perversione, aberrazione.
L’impiegato di banca.
Il food blogger.
L’uomo innamorato di Carol, travolto dalle sue virili ossessioni.
Parole su parole, mentre la solitudine di questa giovane donna è diventata assordante.
(Sonia F.)