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Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG “Donne non facciamolo in Rete”, nata per tutelare le donne dai pericoli del web.
Le persone a volte si incontrano, si innamorano e decidono di mettere su famiglia.
Altre volte, invece, la nascita di un bambino non è una scelta ponderata e condivisa. Alcuni uomini restano, altri fuggono.
E una moltitudine di madri si ritrova a crescere i propri figli senza il sostegno e il conforto di un compagno.
Non sappiamo che cosa abbia raccontato sua madre a Federica (nome di fantasia) per spiegarle perché non c’era un padre a prendersi cura di lei.
Federica cresce e al compimento della maggiore età riceve dal padre gli auguri su Facebook e una blanda ammissione dell’abbandono.
Federica, determinata a vedersi riconosciuta in quanto figlia, decide di affidarsi a uno studio legale.
Alla prova del DNA il padre non si presenta, ma un tribunale stabilisce che dovrà comunque prendersi cura di lei, almeno economicamente.
Oggi Federica ha 26 anni, 150 euro al mese di mantenimento e 45mila euro come risarcimento per il danno morale, oltre a 8mila euro come rimborso spese.
Somme che non colmeranno in alcun modo il tempo trascorso senza il papà, e neppure i ricordi non vissuti e le occasioni perse.
Oggi la sua sofferenza ha un prezzo, quantificato da un procedimento giudiziario. Nient’altro.
Non si può obbligare nessuno a volerci bene e a considerarci una presenza essenziale nella vita. Ma è giusto obbligare una persona adulta ad assumersi – anche se in minima parte – le proprie responsabilità.
Rifiuto, abbandono, privazione sono sentimenti che i bambini non dovrebbero conoscere. E non dovrebbero fare le spese delle scelte altrui.
Invece pagano sempre il prezzo più alto.
(Sara C.)

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