Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG “Donne non facciamolo in Rete”, nata per tutelare le donne dai pericoli del web.
In questi giorni si è tenuto, come sempre in questo periodo, il Festival di Venezia. L’ho seguito un po’ distrattamente, comprese le solite “chiacchiere” sulle scene di nudo interpretate dalla cantante Elodie, qui in veste di attrice nel film in gara “Ti mangio il cuore”.
Come spesso accade a una donna in situazioni del genere, la giovane interprete si è sentita in dovere di giustificare il suo “corpo nudo”. Infatti, soprattutto quando si tratta di un ruolo femminile, il nudo viene visto come un elemento volgare, scabroso o pretestuoso, piuttosto che come elemento espressivo pienamente coerente con la trama.
Siamo abituati a vedere ovunque il corpo femminile svestito per ragioni perlopiù commerciali: un tempo su giganteschi manifesti pubblicitari, ora, in maniera ancora più incalzante, su tutti i social network, sulle pagine personali di starlette o influencer che sembrano campare solo di questa loro attitudine a denudarsi con ammirevole spigliatezza.
Niente di male, naturalmente, se si tratta di una scelta volontaria e consapevole. Ma allora perché siamo rimasti ancorati ad accenni di scandalo per quello che un tempo veniva chiamato “nudo artistico”?
Che cosa c’è di così provocatorio quando una professionista come Elodie esibisce il proprio corpo per trasmettere un messaggio più profondo, che va al di là del mero esibizionismo?
Forse perché qui la cosa si fa più seria e, usandolo in una maniera che trascende il banale piacere visivo, la donna in questione riesce a restituire alla propria corporeità un valore superiore e più consapevole?
(Sara C.)