Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG “Donne non facciamolo in Rete”, nata per tutelare le donne dai pericoli del web.
Siamo in tempi di amori “fluidi”, questo s’è capito. Definire i possibili rapporti tra persone da un punto di vista sessuale e affettivo si è fatto molto più articolato rispetto a pochi anni fa, come giustamente ci ricorda il movimento LGBTQ+.
Proprio oggi leggevo la storia di un uomo che vive in Inghilterra e ha tre mogli, tutte felici e soddisfatte. Non ho ben capito come faccia ad avere tre consorti: in Inghilterra hanno liberalizzato la poligamia come in certi paesi arabi?
Ma non importa, non è questo il punto.
Le tre donne appaiono serene nelle foto che questa famigliola un po’ atipica posta sull’account Instagram aperto per raccontare la loro quotidianità, con un seguito di qualche migliaia di follower.
Nelle interviste descrivono il comune marito come un tipo piuttosto focoso a letto. Sembra questa la sua caratteristica principale. Per il resto non fa granché, perché è disoccupato.
Le tre mogli non se ne preoccupano più di tanto: lavorano e portano a casa i soldi per mantenere il “ménage à quatre”. Quasi che al posto del marito avessero un fuco dentro un alveare.
Contente loro, contenti tutti.
In un’epoca in cui è stato sdoganato il “poliamore”, questa vicenda atipica dovrebbe apparirci naturale.
Viviamo in una società che ha deciso di bandire molte delle ipocrisie del passato. Poliginia, poliandria, harem sono pratiche millenarie accettate in molte parti del nostro pianeta.
E ovunque e da sempre molte persone hanno relazioni parallele, sessuali e sentimentali.
Una volta però si faceva clandestinamente. Oggi si cerca di accettare istinti che prima erano socialmente inaccettabili.
Dubito che potrei condividere il mio uomo con altre donne, neppure con le amiche di una vita, ma non giudico chi lo fa.
Se poi ha voglia di mostrarlo a chiunque sui social, può essere un’ulteriore spallata a un bigottismo solo di facciata.
Oppure no?
(Stefania S.)