Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG @DonnenonfacciamoloinRete, nata per tutelare le donne e i minori dai pericoli del web.
Ricordo bene quando ho scoperto che un collega – stessi studi e poca esperienza, assunto lo stesso giorno con un contratto identico al mio ‒ al mese guadagnava 200 euro netti più di me.
L’ho detestato. Ho provato astio e rabbia.
Ma lui era innocente: se non si era accontentato della loro proposta economica e avevano accettato di dargli di più, dov’era la colpa?
Il problema era altrove: per esempio nel fatto che i datori di lavoro con me erano stati irremovibili quando avevo proposto una piccola cifra in più sullo stipendio.
Il problema era il motivo per cui mi ero accontentata e per cui avevo accettato di continuare a lavorare pur sapendo che – con pari mansioni, esperienze e competenze – lui veniva pagato di più.
Ma, come tante bambine, io sono stata cresciuta a pane e disistima. Perciò penso di valere poco e tendo ad accontentarmi.
Certo, gli anni di “gavetta” aiutano a diventare adulti e affilare le armi, e pian piano ho imparato ad apprezzare alcune mie qualità e a pretendere il giusto.
Resta il fatto che nessun paese al mondo offre a donne e uomini pari salario e opportunità professionali. Non è retorica, è la verità.
Lo ha ribadito la Banca Mondiale nel suo ultimo rapporto, in cui spiega che i costi per l’assistenza all’infanzia non consentono ai genitori di fare affidamento su servizi esterni, e le donne spesso sono costrette a rinunciare al lavoro per prendersi cura dei figli:
“In tutto il mondo, leggi e pratiche discriminatorie impediscono alle donne di lavorare o avviare imprese su un piano di parità con gli uomini. Colmare questo divario potrebbe aumentare il PIL globale di oltre il 20%, eppure le riforme avanzano a passo d’uomo”.
In Italia si stima che le donne godano soltanto del 68,8% dei diritti di cui godono gli uomini.
Dobbiamo cominciare a chiedere di più. Forse ci risponderanno di no, ma “chiedere è già metà dell’avere”.
Io l’ho fatto. Qualche mese dopo ho detto al mio capo che meritavo la paga di un uomo, altrimenti mi sarei licenziata.
(Sara D.)