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Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG @DonnenonfacciamoloinRete, nata per tutelare le donne e i minori dai pericoli del web.
Nel 2016, la Corte di appello di Palermo si era rifatta all’agghiacciante detto latino di Ovidio “vis grata puellae” (la violenza è gradita alla fanciulla) per giustificare l’assoluzione di un uomo accusato di aver violentato una ragazza mentre la accompagnava a casa, dopo una serata in discoteca.
Per i giudici palermitani, infatti, il rifiuto verbale della vittima, ossia il suo “no” al rapporto sessuale non era sufficiente: il fatto che la vittima non fosse fuggita e non avesse riportato evidenti lesioni era la prova di un implicito consenso.
Ora però, a forza di manifestazioni in cui a gran voce ribadiamo che “no è no” (forse serve un disegnino?), anche la Cassazione ha capito che quella sentenza era anacronistica e ripugnante, nonché una doppia violenza ai danni della vittima dello stupro. Infatti ha annullato la sentenza che aveva assolto l’aggressore.
Uno stupro è uno stupro, in qualunque condizione di mancanza di consenso avvenga: finalmente è ufficiale.
La Cassazione ha anche fatto notare che i giudici di Palermo evidenziavano “l’assenza di una reazione fisica della persona offesa”, considerando quindi obbligo della donna resistere (in modo forte e costante) agli approcci sessuali dell’uomo per esprimere il proprio dissenso.
Ma molte donne che sono state vittime di violenza possono testimoniare che in quei momenti la paura e lo shock sopraffanno al punto da paralizzare.
Finalmente è stato messo nero su bianco che una donna che non reagisce durante una violenza sessuale non significa che stia gradendo ciò che subisce, che l’idea che alle donne piaccia essere forzate è disumana, un controsenso, un’oscenità da seppellire nel passato e non tirare fuori mai più.
Il nuovo processo in Appello sarà tutto da rifare, ma quanto espresso dalla Cassazione è, a tutti gli effetti, un punto fermo per la tutela delle vittime di violenza sessuale.
FINALMENTE.
(Sonia F.)

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