Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG @DonnenonfacciamoloinRete, nata per tutelare le donne e i minori dai pericoli del web.
Giada Zanola è la vittima di femminicidio numero 17 del 2024. Aveva la mia età: 33 anni.
È stata stordita con una dose massiccia di sonniferi dal suo ex compagno, Andrea Favero, caricata in auto e gettata da un cavalcavia che si affaccia sull’A4, a un chilometro da casa sua a Vigonza (Padova). Aveva un figlio di tre anni.
La sera prima di essere uccisa, ha inviato un WhatsApp a un’amica: “Ci vedo doppio, sto malissimo, mi viene da svenire”. Con ogni probabilità, era già stata drogata.
Zanola sospettava da tempo di essere sedata dall’ex. Alcune settimane prima aveva scritto alla stessa amica: “Non mi era mai capitato di perdere conoscenza e non ricordarmi nulla”. E ancora: “Voglio solo scappare da qui”.
L’amica, insieme ad altre persone vicine a Zanola che conoscevano la situazione, ha raccontato che “Giada restava intontita per giorni, per poi scoprire che Andrea le aveva controllato il cellulare. Non capiva come facesse perché per sbloccare lo smartphone serviva l’impronta digitale”.
Grazie alle testimonianze è emerso che Zanola viveva in un clima di persecuzione: “Lui non tollerava che lei lo stesse lasciando, che potesse decidere per sé. La picchiava, la spiava, ha perfino cercato di avere dei rapporti con le sue amiche; e Giada aveva paura che potesse ricattarla con la minaccia di diffondere video intimi on line. Sembrava che lui volesse vendicarsi a tutti i costi”.
Favero durante l’interrogatorio di garanzia si è rifiutato di rispondere. Resta in carcere accusato di omicidio volontario aggravato.
Mi chiedo se saremo mai libere di scegliere in quanto esseri umani consapevoli e indipendenti.
Non possiamo accettare di essere trattate come “costola dell’uomo Adamo”: dobbiamo poter agire secondo i nostri valori senza la paura di essere uccise per questo.
(Sara D.)